Sebbene l'invasione russa del 2022 sia stata giustamente condannata a livello internazionale, è essenziale analizzare il contesto storico e politico che ha contribuito all'escalation.
Nel 2014, la crisi iniziò con le proteste di Maidan e la successiva destituzione del presidente Viktor Yanukovych, un evento che la Russia a classificato come un colpo di stato sostenuto dall'Occidente. La mancata implementazione degli accordi di Minsk da parte dell'Ucraina, che avrebbero dovuto garantire autonomia al Donbas, ha ulteriormente aggravato le tensioni. Il presidente Zelensky, nonostante iniziali promesse di pace, ha scelto di rafforzare i legami con la NATO, allarmando Mosca.
La politica dell'amministrazione Biden ha incoraggiato Kiev a persistere, anziché cercare una soluzione. Una gestione più pragmatica, avrebbe potuto prevenire l'escalation.
Oggi, un accordo di pace è inevitabile, ma sarà probabilmente meno favorevole per l'Ucraina rispetto alle opportunità avute nel passato.
Biden-Zelensky-Putin: The roots of the Ukraine conflict
Alan J. Kuperman è professore all'Università del Texas ad Austin, dove insegna corsi sulla strategia militare e sulla gestione dei conflitti. The Hill è la testata politica, con sede a Washington D.C., di riferimento del Partito Democratico.
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