Chi non ha moneta non vada all'Impruneta

La moneta, elemento cardine del sistema economico moderno, è spesso percepita come una risorsa limitata, la cui disponibilità determina le possibilità di sviluppo di uno Stato. Tuttavia, questa visione è fuorviante e non tiene conto della natura intrinseca del denaro e del suo ruolo nella società. La moneta, infatti, viene creata dal nulla e la sua quantità è il frutto di scelte politiche. I veri limiti di un'economia nazionale non risiedono nella disponibilità di denaro, bensì nelle risorse umane, materiali e tecnologiche di cui dispone.

La ricchezza di un paese non si misura dalla quantità di moneta in circolazione, ma dalla capacità delle sue imprese di produrre beni e servizi, dal livello di istruzione dei suoi cittadini e dall'innovazione tecnologica. Sono questi fattori a determinare il progresso economico e sociale, e non l'accumulo di moneta fine a sé stessa. In quest'ottica, è fondamentale ripensare il valore attribuito al denaro, che troppo spesso viene utilizzato come strumento per manipolare la realtà economica e sociale, piuttosto che come mezzo per incentivare la crescita e il benessere collettivo.

Le politiche di austerità adottate in Italia a partire dagli anni '90 hanno avuto un impatto significativo sul tessuto imprenditoriale del paese. La riduzione della spesa pubblica e l'aumento della pressione fiscale hanno portato a un'erosione del patrimonio produttivo nazionale, compromettendo la capacità delle imprese di competere sui mercati internazionali. Questo approccio ha trascurato l'importanza di investire in settori strategici come l'istruzione e la ricerca, fondamentali per stimolare l'innovazione e sostenere una crescita economica duratura.

Un altro aspetto cruciale riguarda il sistema bancario e il processo di creazione della moneta. La possibilità delle banche di generare denaro dal nulla è stata spesso paragonata alla falsificazione, poiché può causare ingiustizie economiche e instabilità finanziaria. Questo meccanismo, se non regolamentato adeguatamente, rischia di amplificare le disuguaglianze sociali e di compromettere la fiducia dei cittadini nel sistema economico. L'ignoranza diffusa su questi temi rappresenta uno degli ostacoli principali a un cambiamento sistemico.

I decisori sono insensibili sull'importanza di utilizzare la moneta per incentivare investimenti produttivi, migliorare il sistema educativo e sostenere lo sviluppo tecnologico.


Moneta - Enciclopedia - Treccani

Esistono diverse correnti di pensiero e autori che criticano il sistema economico moderno, evidenziando la creazione di una falsa percezione di scarsità monetaria, nonostante l'abbondanza di risorse e capacità produttive. La Teoria Monetaria Moderna (MMT), sostenuta da autori come Stephanie Kelton, Warren Mosler e Randall Wray, afferma che i governi sovrani, in possesso di moneta fiat, non sono vincolati finanziariamente come una famiglia o un’azienda, poiché possono emettere moneta senza limiti intrinseci. In questo contesto, la scarsità di moneta viene interpretata come una scelta politica piuttosto che un vincolo economico reale. Pertanto, la MMT propone che la spesa pubblica debba essere guidata dalla disponibilità di risorse reali, come lavoro, materie prime e tecnologia, piuttosto che da limiti di bilancio artificiali.

Un'altra critica significativa proviene da autori come David Graeber, con il suo libro "Debt: The First 5000 Years", e Maurizio Lazzarato, autore di "[The Making of the Indebted Man](https://www.librarything.com/work/13339308/t/ˆLa-‰fabbrica-delluomo-indebitato-saggio-sulla-condizione-neoliberista)". Questi studiosi sostengono che il sistema finanziario moderno genera una scarsità artificiale attraverso il debito, il quale diventa uno strumento di disciplina sociale. Mentre le banche possono creare moneta attraverso il credito, i cittadini e gli Stati si trovano costretti a indebitarsi, evidenziando una disparità nell'accesso alla moneta. Questo processo di finanziarizzazione dell’economia trasforma i bisogni sociali in opportunità di profitto, perpetuando una narrativa di austerità.

L'economia ecologica e le teorie della decrescita, rappresentate da autori come Serge Latouche, Joan Martínez-Alier e Giorgos Kallis, forniscono un'ulteriore prospettiva critica. Questi pensatori affermano che il sistema economico capitalista crea scarsità artificiale per sostenere una crescita infinita, mentre il vero limite è di natura ecologica, legato alle risorse naturali. In questo senso, la distribuzione della moneta risulta iniqua, ma non è intrinsecamente scarsa. Essi propongono di abbandonare il PIL come indicatore di benessere e di ridistribuire le risorse in modo più equo.

La critica della banca centrale e del signoraggio bancario, elaborata da autori come Ellen Brown nel suo libro "Web of Debt" e Margrit Kennedy in "Interest and Inflation Free Money", si concentra sul ruolo del sistema bancario privato nella creazione di moneta dal nulla attraverso il credito, imponendo interessi che generano scarsità per i cittadini e gli Stati. La soluzione suggerita da questi autori è l'adozione di una moneta sovrana, emessa direttamente dallo Stato, come nel caso della "moneta fiscale".

Infine, i post-keynesiani e i circuitisti, rappresentati da Hyman Minsky e Augusto Graziani, offrono un’analisi della moneta come fenomeno endogeno, creato dalle banche attraverso i prestiti. Tuttavia, il sistema è progettato per favorire i creditori, generando cicli di crisi e una percezione di scarsità.

Parallelamente, la critica marxista, portata avanti da autori come David Harvey e Thomas Piketty, sottolinea che la scarsità è un mito funzionale al capitale, che concentra la ricchezza nelle mani di pochi attraverso meccanismi come l’estrazione di rendita finanziaria e lo sfruttamento del lavoro.



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LA MONETA SCARSEGGIA?