Gérard Haddad, di origine sefardita, nato il 21 giugno 1940 a Tunisi, è un ingegnere agronomista, psichiatra e psicoanalista francese e saggista. Gérard Haddad incontra Jacques Lacan nel 1969 e ha iniziato con lui una psicoanalisi di dodici anni che ha raccontato nel suo libro Le Jour où Lacan m'a adopté. Passa anche da un marxismo ateo all'ebraismo affidandosi alla guida del rabbino di Sarcelles Yehochoua Israel. Il suo incontro con Yeshayahou Leibowitz, in Israele, influenza anche il suo percorso. Con sua moglie, Antonietta Haddad Pegolo, Gérard Haddad ha scritto Freud en Italie et Le Péché originel de la psychanalyse. Nel 2003, ha ricevuto l'Edipo Prix Le Salon. E' un critico del transumanesimo.

E’ uno degli intellettuali francesi più attivi nell’analisi dei fenomeni sociali che segnano il nostro tempo. Tra le sue opere ricordiamo: Manger le livre (Grasset, 1984); Le jour où Lacan m’a adopté (Grasset & Fasquelle, 2002); Dans la main droite de Dieu: Psychanalyse du fanatisme (Premier Parallèle, 2015); Le complexe de Caïn: terrorisme, haine de l’autre et rivalité fraternelle (Premier Parallèle, 2017). Con la moglie Antonietta ha pubblicato Freud in Italia. La psicoanalisi è nata in Italia, Xenia, Milano 1996.

"Per molto tempo sono stato sionista. Mi dicevo: <Devo andare a vivere in Israele.> Ci sono stato e ho vissuto lì per 3 anni come medico e sono guarito dal sionismo. Perché le relazioni umane lì sono disastrose. Parlo delle relazioni tra ebrei; la violenza lì è a un livello incredibile. Non mi sono ritrovato lì. Tutti i sogni che avevo, tutta la mia fantasia di una società ideale, sono crollati. E come molte persone qui, siamo—la parola "turbati" potrebbe essere debole—sono sconvolto da questa barbarie, che sembra senza limiti: il massacro di medici, giornalisti, bambini, anziani. [...]. Il sionismo si è costituito come una preclusione dell’ebraismo. In realtà, hanno creato una scatola vuota le cui pareti sono fatte di violenza nazionalista. E oggi questa preclusione si traduce in questo genocidio del popolo palestinese. Sono esseri umani come te e me. Siamo in un’infinità di barbarie, forse peggio di ciò che fecero i nazisti. Tutto questo è sconvolgente, scandaloso."

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Chi brucia i libri di Gérard Haddad

Hitler avvia il suo regime con un enorme rogo di libri; la repressione degli ayatollah si abbatte sui Versi satanici di Rushdie; vari illustri autori, da Virgilio a Kafka, decidono di annientare le proprie opere. Questi eventi condividono un filo conduttore? Si tratta di un'indagine affascinante su un enigma fondamentale, relativo al rapporto tra l'uomo e la biblioclastia. Esplorare questo tema ci permette di avere una comprensione più profonda delle malattie politiche che hanno colpito il Novecento e continuano a tormentare questo secolo: totalitarismo, razzismo e fondamentalismo. Le conclusioni di questa ricerca di stampo psicanalitico, che offre una nuova prospettiva sul pensiero di Freud, sono sorprendenti e sconcertanti: si arriva a scoprire che le grandi religioni si basano sull'autoannientamento del loro testo sacro, oltre a mettere in discussione il ruolo del Libro in una società priva di autorità paterna.


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