o occidenosi è un termine di origine persiana che viene tradotto in diversi modi, come "occidentalizzato", "west-cult" e "westoxificazione".
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Si riferisce a un'espressione che mostra una comprensione intellettuale insufficiente del concetto. Questo porta le classi dominanti a ragionare e comportarsi in modo incompatibile con l'ambiente in cui vivono, tentando di applicare soluzioni occidentali ai problemi orientali. Il filosofo iraniano Ahmad Fardid ha introdotto nel dibattito intellettuale del suo Paese il concetto di “gharbzadegi”, traducibile come “occidentalizzazione” o “occidentalismo”. Jalal Al-e-Ahmad, seguace di Fardid e estimatore delle opere di Martin Heidegger ed Ernst Jünger, pubblicò nel 1962 un'opera dal titolo Gharbzadegi. In questo libro, Al-e-Ahmad criticava la strategia ufficiale dell'Iran di emulare la civiltà occidentale, adottando alcune tecnologie soltanto in determinate circostanze, mentre trascurava lo sviluppo autentico della nazione. Il gharbzadegi viene descritto come “una serie di complicazioni che hanno interessato la vita, la cultura e il modo di pensare delle persone in certe aree del mondo, senza alcun retroterra tradizionale, senza continuità storica e senza un passo evolutivo, apparendo piuttosto come un souvenir meccanico”. Al-e-Ahmad sottolineò che queste dinamiche derivano dall'acquisto e dall’uso di macchinari a causa delle pressioni economiche e di mercato.
È interessante notare come Al-e-Ahmad attribuisse alla cultura occidentale il merito di azioni decisive svolte dai Paesi cristiani europei in risposta alle conquiste islamiche, che avevano permesso all'Occidente di assorbire tecnologie e idee dal mondo islamico, stabilendo così un centro di capitale e scienza. Tuttavia, le evoluzioni storiche, come le grandi scoperte geografiche, hanno relegato il mondo musulmano in una posizione periferica, insinuando una cultura di esclusività tra gli occidentali che hanno iniziato a proiettare valori su altre nazioni.
Jalal Al-e-Ahmad intese l’Occidente non solo come un'entità geografica, ma come concetto economico, includendo non soltanto Europa e Stati Uniti, ma anche l'URSS e il Sudafrica, mentre l'Oriente abbracciava gran parte dell'America Latina. Il gharbzadegi, pertanto, si configura come un'epidemia originata in Occidente che ha colpito anche altri Paesi, non limitandosi all'Iran. Esso rappresenta paesi industrializzati che trasformano le materie prime in beni di consumo da rivendere. Non solo risorse naturali, ma anche cultura, costumi e opinioni sono considerati come materie prime per l'Occidente, che le rielabora per presentarle come standard universali da seguire.
Al-e-Ahmad, pur riconoscendo i meriti dell'URSS nel suo rapporto con l'Occidente, la definì spingendo il pensiero verso un'ideologia marxista, ritenendo che entrambi i blocchi avessero cessato di essere avversari per stabilire un certo equilibrio di potere nel contesto della Guerra Fredda. Dopo il crollo dell'URSS, la Russia si è trovata nel vortice del gharbzadegi, abbracciando l’idea di ricerca di aiuto dall'Occidente, con una continuazione di cooperazione anche nel terzo millennio.
Anche se Al-e-Ahmad morì nel 1969 e non poté assistere al rifiuto del gharbzadegi in Iran con la rivoluzione islamica del 1979, il suo pensiero continua a risuonare. Sebbene i mali del gharbzadegi siano radicati nella società iraniana, ci si interroga su come questi si riflettano nella Russia contemporanea. Il crescente divario geopolitico ha spezzato i legami economici e culturali con l'Occidente, e il termine “Occidente collettivo” ha assunto una connotazione ostile. Le riflessioni di Al-e-Ahmad sulla società odierna, anche se riferite agli anni '50 e '60 in Iran, sono ancora attuali, descrivendo una nazione che rischia di perdere la propria tradizione e identità culturale a causa delle influenze esterne.
Nel contesto della cultura moderna, egli avvertiva dei rischi di un emulazione priva di autentico pensiero critico nei giovani, evidenziando il rischio di sradicamento dalla tradizione rurale. Al-e-Ahmad era critico anche nei confronti delle scuole che promuovono il gharbzadegi, sottolineando la necessità di una riforma educativa radicale. Il confronto con le lingue straniere insegnate nelle scuole mette in luce il predominio del gruppo romanico-germanico, lasciando poco spazio alle lingue orientali.
Eventuali riforme dovrebbero anche includere una revisione del campo scientifico accademico, in cui l’auto-percezione dei russi è influenzata da paradigmi occidentali. Anche se figure come Nikolai Miklukho-Maklay hanno contribuito a combattere il razzismo espresso attraverso gli studi orientali, l’importanza di un approccio critico e di un’originalità accademica in contrapposizione all'eurocentrismo rimane essenziale.
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