In merito alla riforma Fornero del sistema pensionistico, Mario Monti fu intervistato da Giovanni Floris per la testata "Il Fatto Quotidiano" nel 2012. Durante questa intervista, Monti espresse la sua sorpresa per la scarsa reazione popolare alla riforma, nonostante l'impatto significativo che essa avrebbe avuto sulle pensioni dei cittadini.

La riforma Fornero fu concepita come una misura necessaria per affrontare la grave crisi economica che affliggeva l'Italia in quel periodo, con l'obiettivo di garantire la sostenibilità del sistema pensionistico. Monti, consapevole dell'impatto significativo che tali cambiamenti avrebbero avuto sulle pensioni dei cittadini, si aspettava una mobilitazione più marcata da parte della popolazione. Questo contesto evidenziava la riforma come parte di un pacchetto di misure economiche essenziali per stabilizzare l'economia italiana, sottolineando la complessità delle reazioni sociali a provvedimenti di tale portata.

Introdotta nel 2011, la riforma suscitò un ampio dibattito e numerose polemiche, ma Monti osservò che l'intensità della risposta da parte della cittadinanza non si rivelò così forte come ci si sarebbe potuti attendere.

CGIL, CISL e UIL organizzando manifestazioni e scioperi contro la riforma Fornero.

Diverse organizzazioni politiche e sindacali hanno ritenuto che le loro risposte fossero insufficienti considerando la gravità della situazione. Movimenti di sinistra, come Sinistra Italiana e Potere al Popolo, hanno accusato le confederazioni sindacali di non aver mobilitato adeguatamente i lavoratori contro quelle riforme. Anche alcuni partiti politici, come Rifondazione Comunista, hanno manifestato disappunto per la mancanza di una risposta più incisiva da parte dei sindacati, giudicando le loro azioni troppo moderate.

In aggiunta, associazioni di lavoratori autonomi, comprese quelle dei professionisti, hanno criticato le confederazioni sindacali per non aver rappresentato adeguatamente le loro istanze, ritenendo le loro contestazioni poco efficaci e di facciata. All'interno delle stesse confederazioni, sono emersi dissensi; membri di CISL e UIL hanno messo in discussione le strategie adottate, sostenendo che non fossero sufficientemente aggressive per affrontare le sfide poste dalla riforma Fornero. Infine, movimenti sociali e gruppi di attivisti, specialmente quelli impegnati nella difesa dei diritti dei pensionati e dei lavoratori precari, hanno contestato le azioni intraprese dai sindacati, considerandole inadeguate rispetto alle reali problematiche che colpiscono le persone.

La riforma Fornero, introdotta nel 2011, ha avuto un impatto profondo e duraturo sul sistema pensionistico italiano, dando origine al fenomeno degli esodati. Questo termine si riferisce a una categoria di lavoratori che, a causa delle nuove disposizioni, si sono ritrovati in una condizione di precarietà. Gli esodati includono principalmente coloro che hanno accettato un accordo di licenziamento volontario, ricevendo un'indennità di mobilità, ma che non avevano ancora maturato il diritto a una pensione. Inoltre, con l'inasprimento dei requisiti per accedere alla pensione, molti lavoratori si sono trovati in una situazione di incertezza, privi di un reddito stabile e senza la possibilità di accedere alla pensione, generando significative difficoltà economiche.

Nelle prime stime INPS si ipotizzavano circa 130.000 lavoratori, un numero significativo ma che studi successivi hanno calcolato 300.000 di soggetti coinvolti nel fenomeno degli esodati: coloro che hanno firmato accordi di licenziamento volontario o che si sono trovati in situazioni di precarietà. Questo fenomeno il massimo impatto nell’arco di tutto il secondo decennio degli anni 2000.

Le ricerche condotte sulle conseguenze della riforma Fornero sulla salute mentale e fisica degli esodati hanno evidenziato un quadro preoccupante, con risultati che variano a seconda degli studi. In particolare, è emerso un significativo aumento dei disturbi d'ansia e depressione tra gli esodati, con tassi che superano quelli riscontrati tra i lavoratori coetanei non coinvolti in situazioni simili. Alcuni studi suggeriscono che tra il 30% e il 40% degli esodati abbia manifestato sintomi di ansia e depressione, una condizione che riflette le difficoltà economiche e lavorative che hanno dovuto affrontare. Inoltre, molti di questi lavoratori hanno segnalato problemi di insonnia e livelli elevati di stress, con stime che indicano che circa il 50% degli esodati ha sperimentato difficoltà nel sonno, spesso correlate all'incertezza economica e alla mancanza di prospettive lavorative.

Le ripercussioni sulla salute fisica sono altrettanto evidenti, con un aumento di problematiche come mal di testa e disturbi gastrointestinali, tutte condizioni frequentemente associate allo stress. È stimato che circa il 40% degli esodati abbia riportato sintomi fisici legati a questa situazione di tensione. Infine, la precarietà lavorativa ha contribuito a un rischio elevato di isolamento sociale, con stime che suggeriscono che circa il 25% degli esodati abbia sperimentato forme di isolamento, aumentando ulteriormente il rischio di sviluppare problemi di salute mentale. Questi dati pongono in luce l'urgenza di interventi mirati per supportare questa categoria di lavoratori, colpita da una crisi che ha avuto ripercussioni significative sulla loro qualità della vita.

Attualmente non esiste un dato ufficiale che quantifichi con precisione i suicidi direttamente attribuibili alla riforma Fornero. Tuttavia, alcuni casi sono emersi con particolare rilievo mediatico, poiché le vittime avevano lasciato messaggi in cui esprimevano chiaramente come le difficoltà economiche e la disperazione per il posticipo del pensionamento avessero influito sulla loro decisione. Le fonti istituzionali, come l'ISTAT, non forniscono statistiche ufficiali che colleghino in modo diretto la riforma a un aumento generalizzato dei suicidi. Tuttavia, diversi studi, tra cui uno pubblicato su The Lancet nel 2014, hanno messo in evidenza un incremento dei suicidi in Europa durante la crisi economica, pur senza stabilire un legame diretto con la riforma Fornero.

Tra i casi noti, nel 2012 un operaio di 51 anni si è tolto la vita, lasciando un biglietto in cui citava esplicitamente la riforma come una delle cause della sua disperazione. Altri episodi simili sono stati riportati tra il 2012 e il 2015, spesso riguardanti lavoratori anziani che si trovavano in una situazione di grande vulnerabilità e che non vedevano alcuna via d'uscita dalle difficoltà economiche in cui versavano.


Tutti esodati con la controriforma del lavoro 20120403- G. Cremaschi

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