L'Istat ha confermato la stima di crescita acquisita per l'anno in corso allo 0,5%, come già diffuso ad agosto. Tuttavia, per raggiungere questo risultato entro fine anno, non basterà un andamento congiunturale piatto negli ultimi due trimestri, ma servirà un lieve incremento di almeno 0,2 punti percentuali nel semestre in corso, un obiettivo che non si può dare per scontato nonostante la resilienza dell'economia.
Il direttore per le statistiche economiche dell'Istat, Stefano Menghinello, in audizione sul Documento Programmatico di Finanza Pubblica (DPFP), ha evidenziato che, sebbene alcuni rischi si siano attenuati, permangono elevate incertezze sulle prospettive di crescita.
I fattori principali da monitorare includono:
Possibili ulteriori aumenti dei tassi tariffari bilaterali.
La ripresa delle pressioni inflazionistiche.
La preoccupazione per la sostenibilità dei conti pubblici in diversi Paesi.
L'evoluzione delle tensioni geopolitiche.
Le prospettive di crescita futura saranno quindi strettamente legate a una evoluzione positiva della domanda interna, in particolare nella componente dei consumi privati e degli investimenti (sia nel settore privato, anche per l'AI, sia in quello pubblico, con l'attuazione del PNRR che resta fondamentale).
Un elemento a favore delle imprese italiane è l'interruzione della fase di deprezzamento nominale della valuta statunitense nei mesi estivi, che in precedenza aveva contribuito all'aumento dei costi.
La Manovra di Bilancio e i Conti Pubblici.
La manovra da 16 miliardi del governo Meloni, secondo l'Istat, non inciderà sul PIL nel 2026. È prevista per essere finanziata sostanzialmente in pareggio di bilancio (con un disavanzo di circa 1 miliardo), con il 60% delle risorse da interventi sulla spesa e il resto dalle entrate.
Per il biennio successivo, 2027-2028, la manovra avrebbe invece un effetto espansivo sul PIL di un decimo di punto in entrambi gli anni.Il presidente del CNEL, Renato Brunetta, ha accolto positivamente il DPFP, lodandone la prudente disciplina di bilancio e la rigorosa condotta dei conti, che ha già riscosso apprezzamento da mercati finanziari e agenzie di rating. Secondo Brunetta, questa stabilità aiuta i consumi e gli investimenti fornendo un quadro normativo certo e abbassando il costo dei finanziamenti a lungo termine. Ha comunque sottolineato che il rigore, pur fondamentale, non deve andare troppo a detrimento della crescita.
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